VITALE IN VERSACE: TRACCE DI UN ROMANZO ETERNO
Team ISSUE - Ottobre 1st, 2025
Dario Vitale non è arrivato in Versace in un momento facile. Raccogliere l’eredità dopo Donatella implica una sfida enorme: entrare in una maison segnata dalla memoria, dal desiderio e dagli eccessi, e avere il coraggio di scrivere un nuovo capitolo senza cancellare le impronte di chi è venuto prima, è un compito titanico. Il suo debutto alla Milano Fashion Week non è sembrato una semplice sfilata, ma una vera e propria messa in scena intima e teatrale, dove ogni capo parlava di Gianni e, allo stesso tempo, dell’urgenza di costruire un futuro personale.
I pezzi si collocavano proprio su quel confine tra ciò che si mostra e ciò che si cela. Davanti apparivano “discreti” (nulla di ciò che fa Versace è mai riservato), ma appena voltati rivelavano schiene nude, lingerie a vista e cinture appena appoggiate sui fianchi. Un gioco sensuale che non ha avuto bisogno di esagerare per convincere, riprendendo quel linguaggio erotico che Gianni Versace rese parte essenziale della maison, ma ora raccontato attraverso l’allusione più che l’evidenza.
Sul piano estetico, Vitale ha giocato con silhouette a vita alta, giacche cropped con spalle scolpite, shorts ridotti per lui e blazer chiusi da cinture sottili. Sono comparsi anche cardigan annodati in vita, stampe di volti su gonne e pantaloni, motivi a rombi, gilet ricamati in patchwork e giacche di pelle che oscillavano tra il dandy rock e un erotismo più esplicito. La palette cromatica si muoveva tra rosso vibrante, verde lime, blu e verde, nero con fili metallici e accenti di ultravioletto: un universo pop che riportava l’energia di Miami negli anni ’80 e ’90, gli anni del prime di Gianni, ma con un tocco contemporaneo.
Cortesia Versace
Dietro a tutta questa rappresentazione, emergeva un messaggio chiaro: riportare in vita Gianni. Tuttavia, Vitale non ha cercato di riprodurre gli iconici pattern né di sovraccaricare i capi con le teste di Medusa; piuttosto, ha voluto catturare la forza vitale del fondatore, quella capacità di leggere il presente e anticipare ciò che sarebbe arrivato. “Volevo andare oltre i vestiti per trovare un altro strato”, ha spiegato lo stilista, che ha trasformato la sua prima collezione in Versace in un omaggio all’uomo i cui disegni ha conosciuto da bambino attraverso sua madre.
Il debutto di Dario Vitale è stato letto come una lettera d’amore a Gianni: sincera, un po’ provocatoria e carica di emozione. Più che nostalgia, ha proposto un invito a guardare avanti con la forza del lascito come guida. Ogni capo ricordava che lo spirito di Versace non sta nel ripetere alla lettera i suoi codici, ma nel dar loro un nuovo senso per le generazioni future. Per questo, invece di restare intrappolato nel mito, Vitale ha scelto di dialogare con esso, riconoscendo l’impronta del fondatore e, al contempo, facendo risuonare la propria voce.
Cortesia Versace