Beauty

PIÙ DI NAKED: L’IMPERO BEAUTY DI URBAN DECAY

Team ISSUE - Abril 25th, 2025

In un’epoca in cui il make-up era sinonimo di rosa pallido e rosso classico, Urban Decay è arrivato come un uragano di glitter, blu elettrico e spirito ribelle. Fondata nel 1996 da Wende Zomnir, una visionaria del trucco espulsa a 13 anni da scuola per aver indossato troppo mascara, la marca non si è limitata a sfidare i canoni della bellezza—li ha letteralmente abbattuti. Con un’anima punk e una filosofia che celebra l’autenticità, Urban Decay è diventato un safe space per chi crede che il trucco non sia una maschera, ma un megafono identitario.

Zomnir, con DNA 100% DIY, non ha aspettato il via libera dell’industria: l’ha conquistata. Dai primi esperimenti in un bungalow californiano, mescolando smalti dai nomi provocatori come Oil Slick e Roach, fino all’acquisizione da parte di L’Oréal nel 2012 (per una cifra tra i 300 e 400 milioni di dollari), il percorso del brand è stato una continua rivoluzione. Il segreto? Tecnologia + storytelling. Hanno lanciato primer occhi longwear (Eyeshadow Primer Potion), rivoluzionato il mercato con la paletta Naked—venduta ogni sei secondi nel 2015—e collaborato con Disney su pack in 3D che sembrano opere pop.

Per gentile concessione di Urban Decay

Ma Urban Decay è molto più di prodotti cult. Il suo vero potere è nella comunità. Volti come Lizzo, Ezra Miller, Karol G, Joey King e collaborazioni con icone del calibro di Gwen Stefani o persino Prince (in partnership con The Prince Estate) rafforzano il messaggio fondante del brand: la bellezza non ha genere, né regole. I fan adorano l’All-Nighter Setting Spray (il santo graal per un make-up a prova di apocalisse), i rossetti Vice, dai toni gunmetal al rosa zucchero filato, e gli ombretti Moondust, che brillano come costellazioni.

E il futuro? Con Zomnir ancora al timone creativo, Urban Decay punta su formule vegan e clean, pack sostenibili ma sempre scenografici, e esperienze digitali immersive per portare la sperimentazione beauty anche nel metaverso. La sua lotta per un’inclusività radicale continua: 50 tonalità di fondotinta, campagne che celebrano ogni identità e una visione in cui il beauty è atto politico e poetico.

Urban Decay non vuole essere semplicemente un classico: vuole continuare a dettare le regole del non avere regole. È il nostro alter ego glitterato che sussurra:

“Metti quel rossetto blu, osa quel verde neon sugli occhi, mescola le texture come se il mondo fosse la tua tela.”

Perché il suo vero lascito non è il make-up, ma la libertà di usarlo per dire tutto ciò che le parole non possono. Una rivoluzione fatta a colpi di pennello… e di glitter.

Per gentile concessione di Urban Decay

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