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DIOR SENZA MULTA, MA CON COMPITI: INVESTIRÀ 2 MILIONI DI EURO DOPO LO SCANDALO SUI LABORATORI

Team ISSUE - Mayo 28th, 2025

La giustizia italiana ha archiviato il caso contro Dior per presunte irregolarità nei laboratori subappaltati, ma la maison non esce illesa: dovrà destinare 2 milioni di euro in cinque anni per riparare i danni e rafforzare il controllo sulla propria filiera. L’accordo, raggiunto con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), evita sanzioni penali ma impone a Dior – parte del colosso LVMH – un piano di trasparenza e monitoraggio senza precedenti. Sebbene il fascicolo sia stato archiviato, l’ombra dei laboratori clandestini continua a incombere sull’industria del lusso, mettendo in discussione il suo modello produttivo e il suo discorso sulla sostenibilità.

Le indagini sono iniziate nel 2023, quando la procura di Milano ha scoperto una rete di subfornitori che impiegavano lavoratori migranti in condizioni irregolari, con turni massacranti, salari da fame (fino a 53 euro per borse vendute a 2.600 euro) e ambienti di lavoro insalubri. Oltre a Dior, anche marchi come Armani e Valentino sono stati coinvolti. Pur non essendo emerse prove definitive contro Dior, la pressione mediatica e sociale ha costretto la maison a impegnarsi in misure concrete: audit obbligatori sui fornitori, fondi per le vittime di sfruttamento e programmi formativi sui diritti del lavoro.

Non si tratta di un caso isolato. Negli ultimi due anni, la giustizia italiana ha ispezionato laboratori legati a Valentino, Armani e Alviero Martini, rivelando un sistema diffuso di esternalizzazione precaria. I procuratori lo definiscono un “metodo produttivo consolidato”: i marchi affidano la manifattura a terzi per ridurre i costi, perdendo però il controllo sulle condizioni di lavoro. “Non è solo una questione legale, ma etica”, sottolineano gli esperti. L’AGCM ora impone a Dior di modificare i propri codici etici e pubblicare rapporti annuali sulla conformità, anche se i critici dubitano che basti a sradicare pratiche così radicate.

Cortesia Getty Images e Dior

E i grandi della moda? Dior ha dichiarato in una nota che “ha sempre dato priorità all’eccellenza etica” e che collaborerà pienamente con le autorità per garantire condizioni di lavoro giuste. Tuttavia, il silenzio di altri giganti del settore è eloquente. Intanto, il tribunale di Milano prepara una nuova roadmap che obbligherà i brand a sorvegliare attivamente la loro catena produttiva, dopo casi come quello di Valentino, dove i lavoratori dormivano nelle fabbriche per rispettare i ritmi imposti.

L’accordo con Dior rappresenta un modello di controllo inedito: al posto delle multe dirette, si impongono investimenti vincolati in responsabilità sociale, un approccio che l’Italia vuole promuovere come combinazione tra regolazione e prevenzione. Ma resta la domanda: basteranno 2 milioni di euro per cambiare un sistema che mette il profitto sopra i diritti umani? Gli attivisti chiedono leggi più severe e i consumatori – sempre più attenti – osservano se le promesse si tradurranno in azioni concrete.

Il tempo stringe per un’industria dove il valore non si misura più solo in design, ma anche in etica e trasparenza.

Cortesia Getty Images

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