NERO, CORTO E LEGGENDARIO: LA STORIA DEL “LITTLE BLACK DRESS”, L’ABITO CHE HA DETTO TUTTO
Issue Italy - Gennaio 29th, 2025
C’è stato un tempo in cui il nero era il colore del lutto, della solennità, relegato ai margini della moda femminile. Le donne “rispettabili” indossavano pastelli o tinte vivaci; il nero era considerato austero, quasi proibito in certi ambienti sociali. Fino all’arrivo di Coco Chanel, con il suo sguardo ribelle e raffinato, che lo trasformò in un simbolo di eleganza eterna. Così nacque il Little Black Dress (LBD): un capo nato come dichiarazione d’indipendenza e diventato, con il tempo, il canovaccio perfetto per raccontare stile, forza e personalità.
Dal lutto alla leggenda: la rivoluzione di Chanel
Nell’ottobre del 1926, Vogue USA pubblicò un bozzetto destinato a cambiare la moda per sempre. Il design firmato Chanel era essenziale: maniche lunghe, scollo a barca, silhouette dritta appena sotto il ginocchio. Eppure, fu rivoluzionario. Lo chiamarono il “Ford di Chanel”, paragonandolo all’automobile democratica che aveva reso il trasporto accessibile. Per la prima volta, le donne potevano indossare il nero senza essere in lutto, muoversi senza corsetti, essere eleganti senza sfarzi.
Chanel, cresciuta tra le tuniche austere dell’orfanotrofio di Aubazine, capì prima di tutti che il vero fascino stava nella semplicità.
“Il nero contiene tutto,” diceva. “Anche il bianco. Sono colori assoluti. Sono bellezza assoluta.”
Hollywood lo rende iconico (e sexy)
Negli anni ’40 e ’50, il LBD divenne simbolo di glamour cinematografico. Le dark ladies del grande schermo—come Rita Hayworth in Gilda (1946) o Ava Gardner in The Killers—lo trasformarono in un’arma di seduzione. Ma fu Audrey Hepburn a consacrarlo definitivamente in Breakfast at Tiffany’s (1961): il modello di Givenchy, senza maniche, schiena scoperta e lungo fino a terra, è tutt’oggi l’abito più copiato della storia.
La vera rivoluzione, però, esplose negli anni ’90: Liz Hurley e il suo Versace con spille da balia (1994), il revenge dress di Lady Diana quello stesso anno, e le protagoniste di Sex and the City dimostrarono che il LBD poteva essere provocatorio, ribelle e potente allo stesso tempo.
Per gentile concessione di Getty Images
Da Balenciaga a Versace: il LBD si reinventa
Ogni grande stilista ha lasciato il proprio segno su questo capo. Cristóbal Balenciaga lo ha scolpito come un’architettura; Yves Saint Laurent lo ha reso moderno per Catherine Deneuve; Gianni Versace lo ha elettrizzato con tagli audaci e sensuali.
Karl Lagerfeld, erede della maison Chanel dal 1983, l’ha rinnovato in mille versioni: punk con catene, trasparente in tulle, ricamato con motivi orientali.
“La moda deve evolversi o morire,” diceva il Kaiser. Il suo spirito oggi vive nella visione di Virginie Viard, che lo interpreta con tocchi romantici e rock.
Un abito per tutte (e per sempre)
Cosa rende eterno il LBD? La sua versatilità senza pari.
Miuccia Prada lo ha definito “il zenit dell’eleganza”, mentre Dolce & Gabbana lo hanno riletto in chiave mediterranea, con pizzi e trasparenze. Oggi è ovunque: sul red carpet (indimenticabile Margot Robbie in Schiaparelli), in ufficio, per strada con sneakers ai piedi.
Unisce Marilyn Monroe a Taylor Swift, le flapper degli anni ’20 alle influencer di oggi.
Come disse Christian Dior: “Il nero si può indossare a qualsiasi ora, di giorno o di notte, a qualunque età.”
Coco Chanel sognava un abito che sfidasse il tempo. E ci è riuscita.
Quasi un secolo dopo, il suo piccolo abito nero continua a essere il foglio bianco su cui ogni donna scrive la propria storia.
Perché, come diceva lei, “Lo stile non passa mai di moda.”
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