A 91 ANNI: L’ETTERNO ADDIO A RE GIORGIO
Team ISSUE - Settembre 5th, 2025
La notizia della morte di Giorgio Armani è arrivata con la stessa sobrietà che ha segnato tutta la sua vita. Nessun eccesso, nessun gesto teatrale: solo la certezza che un uomo che ha dedicato oltre mezzo secolo a trasformare la moda ha chiuso l’ultima piega della sua storia. La sua scomparsa segna un punto di svolta, non perché manchi una voce, ma perché si spegne la disciplina che ha sorretto l’intero sistema con pazienza e con una visione incrollabile.
Si è spento a Milano, la città che lo ha visto crescere e che lui stesso ha trasformato nell’epicentro del suo universo creativo. Qui ha costruito un impero che non ha mai avuto bisogno di urlare per imporsi, un ingranaggio che ha sempre controllato con rigore fino alla fine. Armani non si è limitato a vestire i corpi: ha costruito uno stile di vita fatto di tagli precisi, tessuti calcolati e un’estetica che non ha mai negoziato la propria identità.
Cortesia Giorgio Armani
L’impatto della sua morte non si misura soltanto nei titoli dei giornali o nei numeri d’affari, ma nel segno lasciato a generazioni di designer, attori e persone comuni che nelle sue creazioni hanno trovato un modo diverso di vivere il quotidiano. La sua influenza non è mai stata una questione effimera, ma un apprendimento collettivo: come la semplicità, lavorata con maestria, possa durare oltre le mode passeggere.
Ora, con la sua assenza, resta una domanda aperta: come si custodirà ciò che ha costruito? La verità è che Armani non ha mai disegnato per lo spettacolo, ma per la permanenza. Per questo il suo lascito non se ne andrà con lui: resterà in ogni capo che ancora cammina per le strade, in ogni designer che ha imparato a pensare nel silenzio, e in ogni sguardo che ha capito che la vera forza sta nella chiarezza.
Cortesia Giorgio Armani