In un prato immaginario tra l’ironia inglese e il lusso francese, Pharrell Williams scioglie il guinzaglio e lascia correre una nuova figura umana: libera, ibrida, incurante del giudizio altrui. La collezione Resort 2026 di Louis Vuitton non è una sfilata, è una passeggiata — con cani, corone ricamate, stivali dalla suola spessa e giacche che sembrano uscite dal guardaroba di un cacciatore eccentrico con un debole per il tailoring impeccabile.

Il maschile e il femminile si attraversano senza compromessi. Williams non li mescola: li smonta e li ricompone in qualcosa di nuovo. Una silhouette che rifiuta definizioni, che si muove con la stessa disinvoltura in un piumino in tweed principe di Galles quanto in un bomber con orecchie da cane. Genere? Etichetta? Formalità? Tutto irrilevante per questa figura che sfila come se stesse portando a spasso il cane, con una nonchalance elegante e indomabile.

Cortesia Louis Vuitton

C’è ironia, sì. Ma anche una visione precisa: la moda non è uno specchio, è un filtro. E Pharrell lo sa. Ecco perché trasforma il dogwear in dichiarazione. Ci sono borse a forma di pointer, beagle e volpe. Bauli che diventano cucce. Collari per cani o per esseri umani — non importa. In questa collezione, gli accessori non completano: abbaiano, comandano, marcano il territorio. L’aria britannica si sente nei quadri, nelle giacche senza colletto, nei maglioni da cricket. Ma la silhouette è ultracontemporanea, quasi postumana: gambe allungate da tagli boot-cut, busti stretti in shearling tinto, corpi avvolti da materiali nobili con la naturalezza di chi indossa un impermeabile per uscire sotto la pioggia.

Il vero colpo di genio? Una mascolinità senza solennità, una femminilità senza fragilità, un’identità senza etichette. Tutto raccontato con tono giocoso, tra riferimenti all’infanzia, al passeggio, al legame tra umano e animale. Come se Williams ci ricordasse che, sotto l’abito, la borsa, il profumo… siamo tutti mammiferi in cerca di appartenenza.

Cortesia Louis Vuitton