Stile

DIOR CRUISE 2026: L’HAUTE COUTURE COME ISPIRAZIONE?

Team ISSUE - Giugno 3rd, 2025

Alla Villa Albani Torlonia di Roma, tra sculture neoclassiche e giardini intrisi di echi rinascimentali, Maria Grazia Chiuri ha presentato la collezione Dior Cruise 2026. Una cornice carica di storia per una proposta che, pur ricca di riferimenti culturali e autobiografici, ha messo in luce una tensione latente da tempo nella maison: il minimalismo di Chiuri può ancora reggere in mezzo a una rivoluzione silenziosa?

La collezione è stata, senza dubbio, una lettera d’amore a Roma, alla storia dell’arte e, soprattutto, a una femminilità priva di artifici. Ma è stata anche una rottura con ciò che tradizionalmente ci si aspetta da una Cruise Collection. Qui ha prevalso un minimalismo austero, stratificato di simbolismo e artigianalità impeccabile. In un bianco quasi assoluto, come fosse una tela da dipingere, Chiuri ha evocato una donna che ha smesso di urlare i suoi slogan per iniziare a viverli — anche attraverso il modo in cui si veste.

La proposta della direttrice creativa sembra rivolgersi a una nuova generazione di femministe che non hanno più bisogno di slogan cuciti sugli abiti per affermare la propria identità. Donne che conoscono le regole del femminismo, ma le incarnano con intimità e riflessione. I completi in cashmere perfettamente tagliati, le tuniche di chiffon trasparente, i ricami che evocano architetture romane: ogni elemento rimanda a una figura femminile che non ha bisogno di apparire potente, perché lo è per natura. E in questa estetica — dove la delicatezza non significa debolezza — si cela una dichiarazione politica.

Cortesia Dior

Tuttavia, la collezione solleva un interrogativo scomodo: la moda deve davvero continuare su questo sentiero di contenimento e sobrietà, o è nell’eccesso che risiede il suo potere trasformativo? Chiuri sembra affermare che la moda possa essere silenziosa, che la resistenza stia nella scelta della misura. Ma che fine fanno il sogno, la meraviglia? Quelle creazioni che non si capiscono, ma si sentono; che sfidano il corpo e la logica? In questa collezione, non c’è spazio per abiti-scultura, per tulle onirici, per l’immaginario teatrale che per anni ha reso Dior un laboratorio di fantasia — soprattutto sotto la direzione di John Galliano.

Al loro posto, Chiuri propone una bellezza che disorientaLa Bella Confusione, come suggerisce un suo riferimento letterario —, una narrazione nascosta nei pieghe di un abito trasparente o nella reminiscenza di una tonaca ecclesiastica reinterpretata. Ma il rischio è che, spogliando la moda del suo eccesso, essa finisca per perdersi nella poesia senza lasciare impronta. Può davvero l’arte vestirsi di discrezione senza scomparire?

Nel finale, con una figura che richiamava una centuriona romana avvolta in un’armatura eterea, Chiuri ha offerto la sua risposta: sì, la donna di oggi può essere forte senza rigidità, storica senza nostalgia, e femminista senza proclami. Ma la moda, e in particolare l’haute couture, resta a un bivio: essere arte senza diventare uniforme, e sogno senza cadere nella ripetizione.

Cortesia Dior

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